Monica Osnato - Poemi
TRA LE DUE RIVE IL FIUME
Io ero già posseduta
dall'arcana sostanza del vento
e dal suo principio
invisibile
tra gli abbracci dei rami,
che parlavano la lingua dei morti.
Tutto
ancora
cominciava
con assoluta incertezza
e anche se qui,
noi
eravamo giunti
sulla strada più lontana dal cielo,
nella calma più dolce.
Tu avevi un piccolo segno
bianco
di arresa, tra i capelli
e l'acacia disegnava i suoi fiori
per molti chilometri intorno.
Tra le due rive, il fiume
cercava lontano il suo nome.
Noi eravamo ancora vivi
e ci toccavamo
con mani miracolose
che sapevano andare nel centro
della notte e del giorno,
ma eravamo già distanti
come un inverno
ed il suo candore sospeso.
DAL MIO GIARDINO BALCANICO
Intrepide rose
del mio giardino balcanico,
non vi ho mai amate.
Ma so riconoscere i segreti,
e il vostro subito mi è apparso
puro e fiero nel rosso.
Mi curerò anche di voi.
Ho ciocche viola
ed appartengo al mare
che dirompe le sue onde
proprio dal mio petto,
e i treni qui, sono più tristi
delle navi nell'alba.
Conosco un porto
dove attraccano stelle,
ma un porto di rose sfacciate
non mi ricorda nulla.
Mi curerò di voi
ed anche del gatto nero,
ma non vi date per me troppa pena:
sono già stata catturata
dalle reti di altri cieli.
DAVANTI AL MATTINO
Da così lontano
arriva il mattino
con i suoi minerali trasparenti,
graffiando con i suoi fiori selvatici
e senza peso, subastrale e inclemente.
Il lato vivo ha tiepido il sangue
e invoca il cielo perché incomba
con la sua collera di uccelli,
sui capelli nel vento.
Il lato notturno si spegne
e sorvegliato dal tempo azzurro
invoca una tana oscura,
nel rumore del fiume.
KALEMEGDAN
Conosco
l'origine marina della nebbia
che vibra intorno alle mura
mutando la scorza del tempo,
celando il muschio dell'alga.
Le parole rapite
tra gli alberi
ancora vive,
annidate,
il fiato arancione del crepuscolo
e il sangue verde che tracima
dalle radici immerse nella neve.
Così ogni esilio
rimane segnato
nei luoghi improvvisati,
una poesia che colma appena
e i convogli inarrestabili
appena appena scorti
dietro il fiume.
NEI LUOGHI
E' tempo
per gli incanti della neve,
per gli abbandoni dei giorni
in quei luoghi di nebbia e di marina
deposti come pietre
sull'uscio del silenzio.
Il sole alto e cieco
nella nebbia
è una candela
e a noi
è più propizia la notte
con i suoi lenti passi
uno dopo l'altro
ed i suoi addii
interminati.
NON HO TEMPO OGGI
Chiedono permesso al mio petto
mentre sono scomposta
e dall'angolo di buio già mi chiamano.
Non ho tempo oggi per lasciarmi rapire
sono un po' scomparsa,
e ciò che non ho detto
presuppone una finestra
che conosca il sole.
Mi perdoneranno
se mi confermo da altro già annegata,
che cancellino pure il mio nomignolo,
-com'è insolito questo rumore di mare
che mi avvolge da lontano-.
DAL BIANCO
Un luogo segreto
tra la neve
mi raccoglie,
lontana dalle attese,
come una sua figlia.
Nel profondo del vento
la bufera
non è simile a nulla,
il biancore
che mi abita con i suoi gigli
mi tocca
e mi ricama
distanza su distanza
intorno
un lieve vuoto,
e questa bianca sconosciuta
sono io.
ASSENZE
Le cose
prossime
alla porta della notte
ondeggiano
in un senso di dolcezza.
Guizza dietro i vetri
la mia ombra
tornata a casa
da una distanza
e da una tregua.
Emerge
una luna fossile
dal vuoto
in cui sono.
A VOLTE
A volte mi scorgo
limpida lì tra l'erba
o morta tra le foglie secche,
lucidamente presente
nello squillo di luce del trifoglio.
A chi torno
dopo l'estate,
impermanente, a cosa.
Solo raccolgo voci
leggendo nelle notti,
so il rombo del vuoto
ed ho imparato a negare
la titanica forza del silenzio.
PENSERO' AD ALTRO
Di nuovo mi farà piangere
l’oro stillato dal tramonto.
Immaginerò il mare,
guarderò volare i corvi tutti insieme,
inizierà la neve,
reclamerai la cena,
ed io, che sono due,
penserò alla poesia.
SOTTO AL PAPAVERO
Una solitudine lontana
come un’isola dorata all’orizzonte
estingue le parole.
Ciò che è invisibile
diviene un volo
di farfalle trasparenti
che ha guizzi
silenziosi e rapidi come pesci.
La luce che s’annega
annuncia esilii tra gli alberi,
è il ricordo di gelsomino
il vento carpito tra i ruderi,
ed estremo il segno
che affonda
la spada della sera
in un vecchio cuore.
Innocente l’ordine delle stelle
confonde il principio con la fine.
- Ho donato la luna
ad un randagio rosa
sotto al papavero,
nell’ora di pausa - .
Vinko Kalinić
Urednik„A što bih jedino potomcima htio namrijeti u baštinu - bila bi: VEDRINA. Kristalna kocka vedrine . . .“ Tin Ujević
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